In riva al cuore, Mio primo romanzo

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CAT_IMG Posted on 17/11/2007, 09:19

Super lettore ^_^

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Ciao a tutte/i ! Ho completato da un mesetto il mio primo romanzo. E' una semplice storia d'amore e per me è stata soprattutto un modo di crescere nel mio stile di scrittura. E' per questo che la prima parte del libro è fondamentalmente scritta ''peggio'' rispetto alla seconda, a mio modo di vedere piu' gradevole e veloce. Tuttavia, siccome non ho intenzione di chiedere a nessuno di pubblicarmelo perchè è nato soprattutto come un romanzo PER ME, per poterlo un giorno rileggere e ricordarmi di molti avvenimenti che ho vissuto di persona.

Oggi, voglio proporvelo ! Mi piacerebbe se potesse leggerlo qualcuno, e voi che siete grandi lettori siete i piu' adatti sicuramente.

Questo è uno dei capitoli del libro.

Potete leggerlo tutto, scaricando da questa pagina di LULU.com . Non abbiate paura, è tutto gratuito !!! CLICCA QUI


La notte era bionda e maestosa.
Trillava, nel cielo limpido di Praga, la magia della polvere di fata, che a respirarla pareva di sentirsi meglio. Il fiume azzurro che di giorno si mostrava al mondo, a quell’ora provava a nascondersi dietro un mantello grigio cupo e la notte aiutava la Moldava in questo suo tentativo di vita. La luna era calma e sorrideva di fronte al deserto delle strade cittadine, rese ancor più morte dall’immobilità in cui versavano le auto posteggiate accanto ai marciapiedi. Sembrava di essere immersi in una fitta nebbia che permetteva, però, di vedere l’altra faccia del mondo, quella fredda e intima, profonda e sensibile. Quella che, con animo e cuore all’unisono, puoi vivere solo respirando la notte.
Era quella l’idea di Red. Aveva pensato di chiedere a Gloria di fare una passeggiata notturna per Praga, provando ad evadere da un albergo troppo stretto e troppo affollato per volersi bene. Ma Orta c’aveva pensato lui, quasi lo sapesse. E tutto si era perfettamente incastrato nell’enorme ingranaggio della notte.
“La cerchiamo da soli la strada ?” – propose Red, che sapeva benissimo di non poter ricevere risposta diversa oltre ad un si. Gloria si limitò ad annuire e poi gli prese la mano.
“Red…”
“Ohi…”
“E’ un problema se ti chiedo di farmi una promessa?”
“E’ un problema se non lo fai” – continuando a camminare senza meta, diretti chissà dove. Gloria si preparò a parlare.
“Promettimi che non mi farai mai soffrire”
“Te lo prometto. Anzi, se ci riesco, cercherò di farti sorridere di più” – la luna chiuse gli occhi coadiuvata dal passaggio di una nuvola. La Moldava divenne nera. Lo sguardo di Gloria assunse una postura tipica di chi sente qualcosa dentro che non sa descrivere.
“Ci conosciamo da così poco, ma…” – Red la interruppe posandole la mano sulla bocca. Si fermò e la tirò verso di sé, morbido come un cuscino.
“Non c’è tempo per volersi bene o per amarsi. Ce ne è solo per lasciarsi per sempre…” – la abbracciò follemente. Si sentiva sicuro e voleva curarla. Voleva farla sua un po’ per volta, come quando dosi il sale su una splendida fetta di carne. Ci si muove a piccoli passi. Fino a quando, saggiandola, non si scorge la giusta dose. E quello è il momento in cui è ora di mangiare, di cibarsi d’amore. L’abbraccio durò il tempo necessario alla luna di riaprire gli occhi e far finta di non aver visto nulla. Ma dall’alto la sua benedizione fu una terza mano che si aggiunse in quell’ingorgo di sospiri notturni, a chiudere il cerchio del bene.
Ripresero a camminare, volendosi bene. Un piccolo viottolo improvvisamente si aprì alle spalle del ponte Carlo. Avevano ritrovato la retta via, quasi a segnare la fine di quel magico momento vissuto alla foce della notte. Il ponte era vuoto. Era circa l’una. Lo attraversarono lentamente, cercando di vederlo come una nuvola da calpestare, stando attenti a non cadere sulla sua soffice superficie. Le statue dei santi osservavano immobili la scena. Loro l’avrebbero custodita per sempre. Alla luce della luna brillava anche la statua di San Giovanni Nepomuceno, soprattutto la sua lapide che illustrava l’atto della sua uccisione. Red non credeva nel destino, non credeva nella fortuna. Ma per una volta volle sfidarsi. Si avvicinò con Gloria alla statua ed insieme capirono che era ora di augurarsi di ritornare nella magica Praga. Insieme posarono le loro mani sulla lapide e strofinarono. Il gelo del bronzo penetrò fino ai visceri ma era bello. Bello ed immenso.
“Così se torneremo qui, almeno lo faremo insieme…” – disse Red, dando un pizzico di ragione a quella folle corsa contro la notte.
Non era il tempo di lasciarsi per sempre. Forse non era nemmeno il tempo di amarsi o di volersi bene. Ma era il tempo in cui stare insieme era l’unica linfa vitale, l’unica forza trainante la voce del pensiero. Stare insieme, in quel momento, era sentirsi forti e grandi di fronte alla pazzia della vita.
Poi di colpo il ponte finì. E a qualche centinaio di metri si scorgeva il pullman ancora vuoto. Ma Orta era già lì con la sua folla di pensieri. Red ripensò al regalo che gli aveva fatto. Giunti al pullman gli si avvicinò.
“Grazie professore. Lei è il migliore”
“Ma figurati. Con un paio di conoscenze si arriva ovunque”
“Dico sul serio prof. Grazie di averci regalato la notte più bella di sempre”
“Grazie a te, Anselmi. Anzi, grazie a tutta la classe”. Gloria era sul pullman, dove era stata raggiunta anche da Teresa e Gabry. “Siete il miglior gruppo che io abbia mai guidato. Oramai sono venuto due volte in gita qui a Praga e ci ho anche vissuto in passato. Credo per me basti così e ho voluto chiudere in bellezza”
“Non vuole tornarci più, prof ?”
“No, Anselmi, anzi Raffaele, anzi Red come ti chiamano i tuoi amici. Praga la vivi alla grande la prima volta. Poi tutto cambia e quando ci ritorni hai con te anche il peso di un nuovo pezzo di vita. Ed è sempre peggio, finché non capisci che, per cambiare, è ora di smettere”
“Capisco. Lei però cerchi di non cambiare mai” – Red cercò di rincuorarlo.
“Farò il possibile” – rispose il prof. “Su, sali sul pullman e fai anche qualche squillo ai tuoi compagni, così si sbrigano a tornare. E, se puoi, chiama qualcuno di loro e avvertili che l’uscita non è diversa dall’entrata. Si trova solo nella traversa accanto, quindi basta uscire dalla traversa e per il resto la strada è quella dell’andata” – sorrise con soddisfazione, quasi a far capire che di errori non ne aveva commesso nemmeno uno.
Red pensò che lui e Gloria avevano allungato il percorso e anche di parecchio, perdendosi tra i viottoli del piccolo quartiere. Poi pensò che era stato meglio così.

La luna iniziò a piangere. La pioggia fece da scorta al pullman che, per l’ultima volta, riportò il gruppo all’albergo.
 
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roby347
CAT_IMG Posted on 25/5/2008, 21:55




peccato lo volevo leggere, ma sono andata sul sito e die che non è più disponibile..lo potresti rimettere??
 
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1 replies since 17/11/2007, 09:19   430 views
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