Una delle mie ultime nuove fatiche. Ho deciso di prendermi molto piu tempo per scrivere qualcosa, in tutta calma, piuttosto di preparare un racconto a settimana con risultati sempre un pò "così così". E devo dire che ho fatto bene ... almeno credo. ^^
BibliotecaAlti scaffali riempiono la grande sala di lettura. Le bianche pareti si imprimono della luce che entra dai rosoni a qualche metro da terra e scontrandosi con gli specchi appesi si moltiplica nella sala rendendola un luogo luminoso e affascinante. File e file di tavoli grigi, coperte da zaini, quaderni e libri, rendono la Biblioteca un ottimo luogo per lo studio e per il pensiero silenzioso. Quantità enormi di tomi di vario genere, perfettamente ordinati dalla A alla Z, osservano dal loro posto sui ripiani le mani dei clienti, nella speranza che anche per un solo istante le pagine possano essere toccate delicatamente dai polpastrelli delle loro dita. Non ci sono suoni, di nessun genere. Vige il silenzio piu totale, per rispetto alla lettura e alla mente libera. Centinaia di sale, alcune libere, alcune no ... e nemmeno un soffio d'aria leggero.
Oggi non riesco proprio a studiare. Le mani tengono il peso della mia testa, pesante come un macigno, mentre i gomiti si appoggiano al tavolo facendole da sostegno. Il libro davanti a me, dedicato alla vita del Michelangelo, si è fatto confuso fin dal primo momento in cui l'ho aperto. Ogni parola, ogni frase, ogni riga, l'ho già letta e riletta almeno cento volte, senza essere riuscito ad assimilare ancora nulla. E anche le immagini delle sue prestigiose opere si fanno sconosciute e a tratti nemiche. Sospiro silenziosamente, per evitare che la solita bibliotecaria dall'aria inquisitoria possa apparire sulla porta proprio ora e sgridarmi anche per questo gesto del tutto naturale. Grigia di capelli, occhiali spessi come cannocchiali, longilinea come un grissino. Cosi seria, altezzosa e giuridica nella sua terza età, mi osserva tutti i pomeriggi mentre cammino per i lunghi corridoi fra una sala e l'altra alla ricerca di qualche libro particolare, come se aspettasse, o sperasse, un mio passo falso da sfruttare per gettarmi fuori con qualche futile motivo; non si dimentica mai di lanciarmi qualche occhiata per ricordami che qui dentro "respirare è già troppo".
Cosi, mentre cerco un appiglio per ricominciare a studiare con impegno, mi rendo conto di essermi riseduto nello stesso posto e allo stesso tavolo dove io ed una certa ragazza abbiamo sempre studiato da qualche anno a questa parte. Un angolino disperso nella grande sala principale della Biblioteca. Dopo che lei mi ha lasciato non sono piu tornato qui, anche se ripassando davanti al nostro tavolo ho sempre confidato nella speranza che si rifacesse vedere ancora una volta, anche solo per riportare qualcuno dei libri che ha preso in prestito e che ancora non ha restituito, scagliandosi addosso le ire ormai incontrollabili della vecchia bibliotecaria. Ma niente. Di lei ho perso completamente le tracce. E ormai sono convinto che sia meglio cosi.
Ci siamo conosciuti per caso ed è stato subito un approccio fantastico. Fidanzati in poco tempo la nostra unione sembrava la piu vera, la piu forte e solida in tutto il mondo. Poi qualcosa non ha funzionato e mi ha tradito con lui. Non sò spiegarmi perchè è successo. Mi ha lasciato solo ripetendomi centinaia di volte che forse qualcosa non era piu come prima e che lo ha fatto perchè in me aveva perso il sentimento iniziale. Ho lottato con tutte le mie forze, fino allo stremo, pur di non perderla. Ricordo ancora quando la sera del temporale sono rimasto sotto casa sua, nascosto dietro il muro della chiesa, completamente bagnato, ad osservarla che rientrava con lui, mentre i fiori nella mia mano e il bigliettino che li legava simbolicamente, si piegavano appesantendosi come a indicare il mio dolore sempre piu duro da tenere in spalla.
Poi un colpo mi sorprende. Alzo la testa coperta fra le mani e torno alla realtà, rendendomi conto che ancora una volta la mia storia con lei è acqua passata e che non ho motivo di piangermi addosso. Chiudo il libro sul tavolo e mi decido che per oggi sarebbe meglio tornarmene a casa .. e forse, non tornare nemmeno più qui dentro. Guardo verso la porta alla mia destra che conduce ai piani superiori e la bibliotecaria batte leggermente per la seconda volta il suo pugno contro lo stipite e mi fa cenno con un dito di raggiungerla. Mi avvicino con l'aria di uno che va al patibolo e lei schiarendosi la voce si abbassa gli occhiali sulla punta del naso e mi squadra da capo a piede:
"Vedo che è felice di vedermi. Non si stanca mai di stare qui lei?"
Senza degnarla di un secondo sguardo, sospiro e le rispondo nel tono piu gentile che posso.
"Come una festa. Stia tranquilla, tolgo il disturbo. Da domani non mi avrà più fra i piedi."
Mentre faccio per uscire prendo sotto braccio i due libri su Michelangelo che ho preso dalla sala di Arte e con aria stupita noto che lei è decisamente piu alta di quanto ricordassi; riesce quasi a guardarmi negli occhi, nonostante io sia quasi un metro e settantacinque di altezza. Mi prende i libri fra le mani e con tono piu dolce rispetto a prima mi pone una domanda che non avrai mai pensato potesse farmi.
"La ragazza che è sempre venuta con lei .. non la raggiunge piu?"
"Se è per i libri che le avete prestato mi dispiace ma non la sento da tempo e non la voglio sentire, perciò non posso proprio aiutarvi."
"Dei libri mi ero quasi dimenticata" risponde con tono minaccioso mentre io deglutisco e mi rendo conto di aver parlato troppo. "Lo chiedo perchè ormai sono settimane che la vedo solo e perennemente giù di morale. Non ha voglia di parlane un pò?" mi chiede portandosi la base di una matita alla bocca con fare pensieroso.
"Stò bene cosi grazie."
Prendo al volo la giacca appesa e tento la fuga, ma la sua seconda mano libera mi blocca tenendomi una spalla. Alzo lo sguardo al cielo, sospiro e mi rivolto lentamente verso di lei che mi tende un sorriso fra il malefico e l'astuto ..
"Bhè, visto che da domani non la rivedrò più e che l'ho lasciata venire qui per tutto il tempo che ha voluto permettendole di girare tutte le sale indisturbato ... almeno un ultimo favore me lo deve no?"
La osservai qualche secondo prima di rispondere. Mi guardava come se avesse in mente qualcosa, ma al tempo stesso mi ispirava una certa tentazione nel rispondere in maniera positiva. E poi aveva ragione: sono stato in questo luogo un sacco di tempo, passando ore ed ore fra le varie sale senza mai impedirmelo o altro, purchè mantenessi il silenzio. Un favore glielo dovevo davvero.
"Non ho altra scelta a quanto pare. Mi dica."
Lei con un cenno mi fà segno di seguirla e raggiungiamo la sua scrivania, proprio vicino all'entrata, dove fra una ormai fredda tazza di caffè e un portapenne, vedo in tutta la sua bellezza una splendida edizione della Divina Commedia di Dante illustrata dal Dorè, rilegata in una copertina dal tessuto azzurro con lettere stampate in oro. Per qualche istante lei non mi dice nulla e mi permette di accarezzare la copertina e di sfogliare le delicate pagine di quell'opera immane che mi ha lasciato immobile qualche secondo. Poi alzo lo sguardo e noto con sottile piacere che mi sorride.
"Questa è tua." dice consegnandomela fra le mani. Resto qualche secondo con gli occhi sgranati. Per un attimo mi sento onorato e sono felice di questo regalo. Apro la bocca per rispondere che però non posso accettarlo, ma lei, scurendosi in volto, mi impedisce di dire altro interrompendomi al solito a modo suo. "Taci. Questo è tuo, ma prima di portartelo via non dimenticare il mio favore."
Detto questo si gira con lentezza e apre un grosso armadio alle sue spalle che con un cigolio mostra ai miei occhi una serie di volumi piuttosto vecchi, polverosi e a quanto pare piuttosto rari. Me ne porge 4 copie fra le mani, appoggiandole proprio sulla Commedia.
"Portali al cliente che troverai nella sala di letteratura nell'ultimo tavolo in fondo. Fatto questo sei libero di andartene."
Non mi dà nemmeno il tempo di chiederle nulla che si è già girata e con passo svelto si allontana verso un corridoio che conduce alla zona adibita a magazzino. Incurante di cosa quella vecchietta furbona si era studiata, mi volto e percorro la rampa di scale alla mia sinistra che mi porterà alla sala di lettura, sicuro di essere osservato furtivamente da uno sguardo che proviene dal magazzino.
Il peso dei libri non è eccessivo e percorro le scale con sicurezza, arrivando fino alla grande grande sala della letturatura, illuminata da ampi finestroni e contornata da mura ricoperte di libri che narrano poesie, sonetti, canti e quant'altro la letteratura classica nella storia dell'uomo sia riuscita a creare fino ad oggi. Mi incammino con passo leggero ma spedito in mezzo all'enorme spettacolo di luce, silenzio e maestosità che solo quel luogo saprebbe dare. Raggiunto il fondo, nascosta da un piccolo scaffale che fa da separè, colmo di opere Futuriste, noto una saletta con pareti di vetro che coprono i rumori. Entro silenzioso e mi ritrovo davanti agli occhi un grosso tavolo di legno scuro, coperto di libri impilati uno sopra l'altro. Fra le tante colonne di tomi, una si muove barcollando pericolosamente. Mi avvicino per appoggiare il peso che porto nelle mani ed ecco che la colonna traballante si inclina proprio verso di me e mi cade addosso in un sussulto generale che lascia infastiditi gli altri clienti della biblioteca. Mi chino frettoloso per raccogliere tutto quanto. Passi svelti e felpati mi passano a fianco, chiudono la porta della stanza e con grande velocità spostano i vari libri che mi sono caduti addosso. Quando alzo lo sguardo ... la vedo per la prima volta.
La luce della finestra alle sue spalle ne contorna una sfumatura bianca intensa e i miei occhi ci mettono qualche secondo prima di vedere i suoi lineamenti con esattezza. Lunghi capelli biondi mossi le scendono sulle spalle. Grandi occhi verdi e labbra morbide descrivono un viso angelico che, leggermente arrossato, si scusa per l'accaduto. Una dolce maglia bianca completa l'immagine angelica. Mi alzo senza dire una parola. Il mio sguardo non si schioda da lei e l'unica sensazione in tutto il mio corpo che non la riguarda è presente nella mia mano destra che stringe con forza la Divina Commedia donatami dalla bibliotecaria. Lei sembra notarla e prendendomela fra le mani ne rimane a bocca aperta ...
"La Commedia illustrata dal Dorè .. è meravigliosa. E' tua?"
Esito qualche secondo a rispondere, ancora paralizzato dal suo sottile sguardo che mi ha petrificato qualche attimo fa, poi mi schiarisco la voce.
"In un certo senso.."
"Scusami per l'accaduto ma impilo sempre troppi libri sul mio tavolo e prima o poi finiscono per cadere sempre," mi dice a voce cauta per evitare altri screzi con i clienti. Poi il suo sguardo è attirato da uno dei libri che poco fa tenevo in mano poggiati sopra la Commedia. Inclina la testa incuriosita e io intuisco che la persona a cui dovevo lasciarli era proprio lei. Li riordino soffiando la polvere in eccesso e li consegno nelle sue mani. Lei sorridente li prende senza un attimo di esitazione, si risiede al tavolo e ne apre uno circa a metà. Io rimango li immobile, senza sapere dire ne fare nulla. Poi sorridendomi si appoggia allo schienale della sedia e si sfiora i capelli in un gesto cosi paradisiaco che niente al mondo può esserne paragonato.
"Ti piace Dante quindi vero?" mi chiede con aria incuriosita e al tempo stesso supplichevole.
"Si .." rispondo timidamente.
"Quindi conoscerai anche la parafrasi giusto?"
"Ci provo."
"Mi daresti una mano? Io da sola non ne sono proprio capace."
Rimango qualche secondo in silenzio, senza sapere bene cosa rispondere.
"Se però hai di meglio da fare ..."
Abbasso lo sguardo per un secondo verso la Divina Commedia del Dorè poggiata sul grosso tavolo. La sfioro leggermente. Poi mi volto verso la porta a vetro della saletta e attraverso la trasparenza vedo in fondo alla sala, nascosta proprio dietro l'angolo dell'entrata, una figura anziana con due occhialoni a me fin troppo nota che mi fa l'occhiolino e sparisce in un secondo. Mi sfugge un leggero sospiro. Sorrido e mi rivolto verso la ragazza...
"No, non ho nulla di meglio da fare. Ti aiuto volentieri."
Lei ricambia il mio sorriso inarcando le sopracciglia e sfoggiandomi la sua migliore espressione di gratitudine. E mentre libera una sedia accanto a lei, anch'essa colma di pile di libri, tocco leggermente un angolo di copertina della Commedia. Scivolano le mie dita su un cordino segnalibro al suo interno, e tirandolo apro il libro dove qualcuno ne ha lasciato il segno. Leggo.
"Galeotto fu il libro e chi lo scrisse ..."