| Ho scelto di leggere questo libro sulla scorta dei commenti letti su aNobii, secondo i quali era ben più spaventoso del film…a me non ha spaventato affatto, e questo è stato un motivo di delusione, ma l’unico. Il film mi ha spaventato da morire, e anzi, mi spaventa ogni volta che lo vedo. Credo che gli effetti sonori e visivi (i suoni emessi da Regan, la nebbia ghiacciata, etc.) abbiano fatto la differenza, o probabilmente, conoscendo già la storia, semplicemente, da quel punto di vista, non mi ha fatto effetto. Però è un libro molto bello…Soprattutto, devo dire, l’ultimo quarto, dal momento in cui padre Karras prende ad occuparsi del caso McNeil, e ha luogo quel lungo dibattito interiore al gesuita, che ho trovato bellissimo e molto ben fatto. Anche la parte dell’esorcismo (che, nel libro, prende molto meno spazio che nel film) è stata ben realizzata, soprattutto per quanto riguarda la descrizione della figura di padre Merrin, una personalità assai affascinante e carismatica, che non si può non rimpiangere. E’ un libro horror? Direi proprio di no. Nonostante induca orrore non è un libro dell’orrore. E’ un libro religioso? Forse, dal punto di vista soprattutto etimologico del termine religio, che indica il legame con il trascendente. Non è un libro religioso nel senso dell’indottrinamento, intendiamoci. Però, paradossalmente, se un giorno dovessi scegliere di credere davvero, di mettere da parte i miei dubbi, la fede nell’esistenza del Male avrebbe un peso importante, oserei dire decisivo. Penso che chiunque, sebbene difficilmente si sia mai trovato davanti all’esplosione di cattiveria dimostrata dal demonio ospitato nel corpo di Regan, possa riconoscere, in certi attacchi verbali, qualcosa di già visto e già subìto da persone con le quali ci siamo duramente scontrati. E’ interessante il punto di vista dell’autore, che io condivido, quando fa dire a padre Merrin: “La possessione, ecco, non è nelle guerre, come tanti credono che sia, e molto raramente in situazioni straordinarie come quella che stiamo vivendo noi ora, qui…in questa ragazzina, questa povera bambina. No, io la vedo spesso nelle piccole cose della vita, Damien, nell’insensibiità, nei piccoli rancori, nelle incomprensioni, nelle parole crudeli e sferzanti che si dicono, spesso senza volere, nelle discussioni tra amici. O tra innamorati.” La possessione nelle piccole cose di ogni giorno. Impressionante, vero? Almeno per me lo è. E sulla fede: “(...)E credo che lo scopo sia farci perdere la speranza, farci rinnegare la nostra umanità, Damien. Farci vedere la nostra stessa bestialità, la nostra natura abietta, putrescente, priva di dignità, orribile, malvagia, insignificante. E qui forse è il nocciolo di tutto questo, Damien: il nostro essere senza valore. Per questo credo che la Fede non sia una questione razionale, per nulla. E’ una questione d’amore. Accettare la possibilità che Dio possa amarci…(...)” Accettare, oltre quella del Male, la possibilità dell’Amore.
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