Jane Eyre, di Charlotte Bronte

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Aurian82
CAT_IMG Posted on 14/9/2005, 20:28 by: Aurian82




Dopo aver parlato di Emily mi sembra giusto ora dedicare spazio anche a Charlotte, un'altra grande scrittrice di casa Bronte

Questo romanzo vigoroso e intenso, che al suo apparire, nel 1847, decretò immediatamente la nascita di una grande scrittrice, conserva nel tempo tutta la sua forza. Di Jane Eyre colpisce soprattutto la sua capacità di assorbire la nostra attenzione, e di trattenerla anche dopo aver chiuso il libro. La più bella definizione del romanzo è nelle parole di Virginia Woolf: «La scrittrice ci tiene per mano ben stretti, ci fa vedere quello che lei vede, non ci lascia neppure un istante. Alla fine, siamo pieni del genio, della veemenza, dell’indignazione di Charlotte Brontë».

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Molte delle esperienze dell'autrice ricorrono nei romanzi che scrisse, dei quali "Jane Eyre" è il più celebre. Jane, esplicito alter ego della scrittrice, dopo anni di stenti e di solitudine, diventa istitutrice presso la famiglia Rochester. Il padrone di casa, cinico, è conquistato dalla personalità della ragazza. Ma quando scopre che la moglie di Rochester, creduta morta, è ancora in vita, prigioniera della pazzia, Jane fugge abbandonando l'uomo che le aveva chiesto di sposarlo. Sarà un enigmatico presentimento a farla tornare indietro e a preparare lo sviluppo finale del romanzo. "Jane Eyre" rappresenta per la Bronte l'appagamento artistico di un desiderio, quello dell'incontro con l'esistenza autentica e i sentimenti reali, non solo temuti e sognati.


All'inizio non mi attirava questo romanzo, lo credevo il solito polpettone romantico in cui la docile istitutrice si innamorava dell'affascinante e potente padrone.
Invece mi sono dovuta ricredere, Jane è un personaggio forte e di carattere e certo l'uomo di cui si innamora non è proprio il principe azzurro
 
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