Il dilemma dell'onnivoro, di Michael Pollan

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lupa
CAT_IMG Posted on 21/1/2011, 14:31




Volevo segnalarvi un libro, non si tratta di un romanzo, ma di qualcosa di molto particolare:

Il dilemma dell'onnivoro
di Michael Pollan

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Trama:
Michael Pollan decide di improvvisarsi «detective del cibo» per conoscere l’evoluzione e i segreti nascosti dietro quello che si mangia, dal seme al frutto, dalla storia del «cibo con una faccia» alla carne lavorata e anatomicamente irriconoscibile.
Inizia così una ricerca che lo porta a conoscere varie realtà, dalla produzione industriale a quella dei produttori diretti. Fast food, supermercati, fabbriche, macelli e piccole fattorie diventeranno il terreno della sua instancabile marcia verso la consapevolezza.
In questo viaggio pieno di scoperte ma anche di incertezze, Pollan dovrà affrontare molte esperienze che lo metteranno a dura prova, dovrà combattere e accettare compromessi, dovrà forzare la sua indole e imparare a cacciare e a uccidere per nutrirsi. Alla fine però ritroverà la strada di un rapporto diverso con madre natura e sarà in grado di scegliere come comprare, cucinare e mangiare.
La sua ricerca si conclude con un menù a quattro portate dove finalmente quello che c’è nel piatto non è più un dilemma ma la storia appena raccontata.

CITAZIONE
Cosa c'è per cena?
Una domanda a cui è diventato difficile dare una risposta. Dopo aver letto questo libro potrete andare al supermercato e, come detective, scoprire cosa mangiate per davvero. Nel tempo che ci vuole per digerire fino all'ultima pagina avrete messo insieme l'affascinante (e talvolta inquietante) puzzle di ciò che avete nel vostro piatto e di come sia arrivato fin lì. Una food detective story, un giallo sul cibo che vi farà cambiare idea sul "basta che sia buono".
La gente ormai sa che il fast food è cibo di cattiva qualità, ma non sa che per produrlo occorrono una grande quantità di petrolio e di farmaci. Quando mangi fast food mangi letteralmente petrolio.

Micharel Pollan

Detto questo, passo alle mie opinioni.
Devo dire che sono rimasta molto colpita da questo libro. L'autore (che è un giornalista e un docente universitario) spiega in modo semplice e diretto cose anche particolarmente difficili, così che tutti possano capire cosa si cela nel cibo che mangiamo.

Vi siete mai soffermati a leggere gli ingredienti dei cibi confezionati? Oltre agli ingredienti che conosciamo vi siete mai chiesti cosa sono gli acidi e le sostanze dai nomi strani citati verso la fine della lista?
Vi siete mai chiesti la provenienza della carne che noi compriamo nelle macellerie o nei supermercati?

I libro è diviso in 4 parti, una dedicata a un diverso tipo di cibo che possiamo trovare :

1. Pasto industriale (cioè dalla coltivazione industriale con l'uso di pesticidi, agli ingrossi degli animali per la macellazione);
2. Il pasto biologico industriale (cioè il biologico che comunque viene trasformato in prodotto industriale, come, per esempio, le insalate biologiche già pronte)
3. Il pasto sostenibile locale ( cioè il biologico nel vero senso del termine, dall'agricoltura alla carne, da consumare prettamente nei pressi della produzione)
4. Il pasto fai-da-te (ovvero la caccia e la raccolta).

L'autore non si limita a descrivere, ma vede e racconta in prima persona le sue esperienze, va nelle industrie e negli ingrossi per vedere come si producono i prodotti che poi troviamo nelle nostre tavole, come vivono gli animali prima di essere macellati, si pone il dilemma dell'essere vegetariano o meno, ci fa capire cosa c'è nelle merendine e nelle bibite che compriamo; mi ha molto colpita scoprire che nei Mc Donalds usano sostanze cancerogene, derivate dal petrolio (simili a quelle dei liquidi dell'accendino, per intenderci) per mantenere la parvenza della freschezza dei cibi O_O

Inoltre il libro è pieno di fotografie e schemi che aiutano a capire meglio i concetti più complicati.

Sarebbe bello se un autore italiano conducesse la stessa ricerca, in modo da poter porre un confronto tra il modello americano (molto, forse troppo simile al nostro) e quello italiano. Il libro è interessantissimo, lo consiglio ^_^
 
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daphne86
CAT_IMG Posted on 7/2/2011, 22:38




Eccoci qua.
Cosa avete mangiato oggi a pranzo?
Siete sicuri di aver mangiato ciò che pensate, o avete per caso mangiato altro?

Questo è solo una delle domande che ora mi pongo dopo aver letto Il dilemma dell'Onnivoro, di Micheal Pollan, giornalista e professore universitario statunitense, edito da Giunti Y.
Premettendo che di mio mi pongo normalmente alcuni dubbi, sarà il fatto che nell'ambito sanitario il 70% delle patologie sono condizionate dal tipo di alimentazione, ma dopo aver letto questo libro, ho iniziato a guardare le cose da un altro punto di vista.
L'autore pone l'attenzione più sulla catena alimentare, che non sugli alimenti di per sé, ma ciò che ho scoperto mi ha inquietato parecchio! Fortuna che in Europa le cose non sono proprio come in America, e che tanti prodotti chimici e cancerogeni qua sono vietati da anni.

Nel libro si trattano per lo più quattro tipi di catene alimentari :
-Industriale: è da questa catena che oggi proviene la maggior parte del nostro cibo (inizia in un gigantesco campo a monocultura di mais, ad esempio, per finire in un supermercato o fast food);
-Biologia industriale: il cibo è coltivato in grandi fattorie industriali, ma unicamente con fertilizzanti, diserbanti e pesticidi naturali (venduto con le stesse modalità del cibo industriale);
- Sostenibile Locale: il cibo è coltivato e prodotto in policolture da piccole fattorie (non necessita di trattamenti, e percorre piccole distanze prima di arrivare sulla nostra tavola);
- Caccia-raccolta: questa è la più antica catena alimentare (in realtà non è nemmeno una catena: si compone dall'uomo, la caccia, la coltivazione o semplicemente il raccolto).

Nel capitolo riguardante la catena alimentare industriale sono rimasta sconcertata nell'apprendere come il mais sia l'alimento base di questa catena alimentare: lo possiamo trovare praticamente ovunque, dalla carne, alle bibite, nei dolci, fino al carburante...
E che dire dei feedlot, enormi distese di bovini stipati a centinaia in piccoli recinti, dove vengono ingozzati all'inverosimile di mais per farli crescere più rapidamente, andando contro natura, in quanto i bovini sono erbivori, e non mangiatori di mais.
Questa è la catena alimentare più estesa, tra le quattro, e anche la più disumana, a mio avviso.
Non che la catena della biologia industriale sia meglio: l'unica differenza consiste nel tipo di sostanze usate, che sono naturali anziché chimiche, ma poiché, ad esempio, il letame usato, deriva dai feedlot, non vedo questa sostanziale differenza con quella industriale. A quanto pare, in America, è considerata una gran bella novità, rispetto il tradizionale (alias l'industriale), e sta spopolando, come in Italia, d'altronde.

Nel capitolo del sostenibile locale Pollan trascorre una settimana in una fattoria “tradizionale”, ovvero, una fattoria come quella a cui sono solita pensare: gli animali liberi sui prati, campi con più tipi di colture, e via dicendo. L'autore la descrive come l'esperienza più totalizzante che abbia provato, il che la dice lunga sulla società americana: dal modo in cui Pollan è rimasto positivamente sorpreso di trovarsi davanti a questa rarità, si può capire come, per fortuna, siano diverse le nostre società. Per fortuna in Italia ce ne sono molte di fattorie così, e l'industrializzazione non ha raggiunto i limiti americani, quindi è molto più facile reperire prodotti freschi, genuini e locali che non negli Usa.

Nell'ultimo capitolo, quello sulla caccia-raccolta, Pollan vuole provare l'esperienza del procacciarsi il cibo da solo, senza intermediari. E' anche la parte più divertente, se vogliamo.

In generale, questo libro mi ha aperto la mente, o meglio, mi ha instillato quel pensiero critico che non sempre ci si pone davanti al cibo. Siamo onnivori, e quindi possiamo mangiare di tutto, ma fa proprio tutto bene? Anche i cibi che a volte potrebbero far più gola, son davvero salutari?
Inoltre, anche se è una critica rivolta per lo più al pubblico americano, tocca anche noi: il cibo è solo una mera necessità, come il dormire, o è qualcosa in più?
Sempre più persone han perso il piacere del mangiare, dell'assaporare lentamente, dell'apprezzare il cibo, e del mangiare in compagnia: in questa società sempre più caotica e frenetica, il momento del pasto talvolta appare più come un dovere, che non come un piacere, cosa che dovrebbe invece essere.
 
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