| Ho letto il suo libro, ed altri ancora, ques'estate: credo che in questo libro, che preciso è stato il suo primo romanzo, sia racchiusa interamente l'ideologia o meglio la concezione etico-politica di pasolini, di fronte ad una società da lui altamente criticata. Il contesto storico dell'opera è critico, siamo in nel periodo della guerra, dell'occupazione e dei presidi nazi-fascisti nella roma città '' aperta''. Proiettandosi in un gruppo di giovani, figli del sottoproletariato, che vivono ai margini della città, e che di tanto in tanto fanno una '' puntatina'' ''dentro roma'', l'autore rappresenta una una classe sociale puramente ''incontaminata'', lontana dai precetti conformistici della società borghese: è la classe degli umili, che sostituiscono l'onore e gli amici ai soldi. Pasolini era conscio, quando scriveva e criticava negi anni '60, dell'avvento della omologazione conformistica, dovuta in gran parte agli sviluppi della motorizzazione e all'avvento della Tv, mezzo di diffusione di massa. Pasolini ''l'arrabbiato '' lo definivano, ma non il rivoluzionario, anzi era proprio lui a rifiutare quella massa, quelle persone piccolo-borghesi che si definivano, e ci sono tutt'ora, di sinistra. Scriverei qui per tre ore o + ora, sui suoi saggi, sui suoi romanzi, le poesie, ii film, le opere teatrali, e soprattuto sul mistero della sua morta, ma non posso e non ho abbastanza tempo. Per ora sull' argomento pasolini cominciamo con le vostre critiche a questo romanzo. Aspetto riposte.
|