acquacontrocorrente |
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| L'operazione di mercato di Benigni basata sulla Commedia ha fatto uso di ogni mezzo, anche del prestigio editoriale (che però a mio avviso si va appannando) delle Edizioni Einaudi. "Il mio Dante" mi sembra un bluff, come tutta la messinscena del Tutto Dante, in cui l'istrione toscano è stato spacciato per sommo uomo di cultura, superbo dantista, ineguagliabile divulgatore di conoscenza. Non è difficile dimostrare esattamente il contrario, con un minimo di vera preparazione e la Divina Commedia alla mano. Per quanto riguarda il volume in questione posso dire che chiunque è capace di ripubblicare Dante (ben più di metà libro è occupato dalle terzine dantesche, prima citate, poi interamente riportate, senza note) e la parte restante del libro non è che la trascrizione dei momenti ritenuti migliori degli spettacoli nelle piazze, nei teatri, in tv, corretta da qualcuno che conosce l'Italiano un po' meglio di Benigni. Per quello che concerne la prefazione non mi pare che Umberto Eco si sbilanci più di tanto nell'elogiare l'amico, di cui rileva le letture colte (ma questo lascia perplessi, dati gli svarioni frequenti nelle performance dal vivo) e le lauree a titolo di "onore" (lauree "honoris causae", si legge nelle scritto di Eco invece del corretto "honoris causa"... Chi va con lo zoppo...?). Il giudizio non può che essere, in definitiva, pessimo.
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